pensieri, inquietudini, aneddoti...

e si... anche

il cammino, il percorso, la crescita, i passi, le vie, le scarpe, le direzioni, le scelte, le opinioni...

della solita tigre dagli occhi verdi.

mercoledì 20 novembre 2013

Myanmar

Dire che è stato sconvolgente forse sarebbe troppo.
Fatto sta che l'esperienza di un viaggio in un mondo così lontano e così diverso da quello in cui viviamo penso che mi abbia lasciato qualche strascico.
Non sono una donna che spende e spande, anzi, mi hanno in tanti definita una donna a basso mantenimento, una che si accontenta di poco, a patto che sia fatto/dato col cuore... non ho mille grilli per la testa, non mi interessano le cose firmate... ma vedere il nulla di cui sono contenti in un mondo così lontano dal mio mi fa pensare.
Ho visto ragazzini, anzi, bambini di 5-8 anni che vendevano cartoline per cifre assurde, tipo 1 dollaro, essere entusiasti se regalavi loro due caramelle. Ho visto donne con bambini al collo vendere collane fatte in serie per irrisori 5 dollari chiedermi se regalavo loro la maglietta che avevo addosso, perché loro non avevano un cambio oltre a quellla che avevano addosso. Ho regalato i miei fuseaux (che stavo indossando) a una contadina senza denti che mi ha fatto capire che da loro quando la temperatura cala, lei ha freddo. Ed erano fuseaux vecchi di 8 anni che ho portato con me solo per lasciarli lì, ma io veramente non pensavo di spogliarmi in un campo di grano e avvolgermi in uno scialle solo per il sorriso di una donna anziana. Che poi... anziana... magari avrà avuto la mia età o poco più. Lì la vita media di una donna è 65 anni. Io lì probabilmente sarei già nonna, alla soglia dei 40 anni! Perché ne ho viste varie di mamme-bambine nei villaggi. Tra i 15 e i 20 iniziano a formare una famiglia... quindi... per logica...

Poi ci sono i panorami...
L'anima della Birmania, o Myanmar come vogliono che si chiami oggi, è fatta di amore e di cuore. Hanno cose incredibili che non sono consapevoli di avere. Dei tramonti che commuovono e lasciano senza fiato. Inspiegabile e indescrivibile: questi gli aggettivi che più spesso mi affioravano alle labbra.
Come il tramonto tra le pagode. Ti guardi intorno e vedi la giungla (come la chiamano loro, anche se nel nostro immaginario giungla è altro) con queste stupe e templi che spuntano fuori, da sopra le chiome degli alberi. Edifici di mattoni rossi, di argilla, alcuni ricoperti di calce, alcuni dorati... ma quelli rossi... sono quelli che fanno la magia! Saranno un migliaio di pagode. Colpite dai raggi obliqui di un sole che tramonta con una velocità che non ti aspetti. E ti chiedi "Come faccio a descrivere a qualcuno questa visione, come posso far capire quanto è bello quello che sto vedendo, come potrei condividerlo con qualcuno?" E ti guardi attorno e ti rendi conto che anche altri turisti stanno pensando esattamente la stessa cosa. Mentre i locali si chiedono cos'avrà mai tutta sta gente da commuoversi per un tramonto. Si, perché mi sono commossa. Io che non piango mai, ho pianto per 10 minuti guardando i mattoni rossi con le loro sfumature arancio e gialle e rosa e lilla e non so neppure io. Ancestrale. Indescrivibile.
E ho avuto pure la lucidità di fare un paio di foto. Eccone una.
Poi altre verranno, quando le scaricherò dalla scheda. Forse.